Napoli, una cooperativa sociale per avere una vita diversa

Ho un’immagine nitida nei miei ricordi, racconta Carlo Falcone, presidente della cooperativa Sfizzicariello di Napoli. Eravamo seduti sopra una catasta di mattoni intenti nel lavoro di ristrutturazione del negozio, stanchi, impolverati ma eccitati dalle prospettive. Iniziammo a discutere su come avrebbe dovuto chiamarsi questa nostra nuova avventura. Uno dei ragazzi guardandoci disse: “deve essere un nome che ispira divertimento e spensieratezza… lo chiameremo Sfizzicariello”.

Era il 2008 e da allora questi 50 metri quadrati in Corso Vittorio Emanuele 400, nel cuore di Napoli, sono diventati simbolo di inclusione, dove si incrociano storie d’amicizia, amore e riscatto sociale per un gruppo di famiglie e di pazienti psichiatrici fino ad allora ai margini della società. Ad entrarci sembra una rosticceria come le altre: un ingressino con l’insegna minimal, il bancone con un paio di ragazzi a lavoro, i clienti in attesa, la cassa con qualcuno a fare gli scontrini, il retrobottega con il laboratorio, quattro tavolini da servire, il tutto immerso nei rumori e negli odori di una Napoli che ti trasporta e ti rapisce. Sul menù quanto di più napoletano ci sia con le tradizionali polpette, servite in tutti i tipi di carne, le parmigiane, le lasagne, l’immancabile pizza, i biscotti e le pastiere.

La cooperativa

“La cooperativa è nata 14 anni fa per cercare di dare un’opportunità a ragazzi pazienti psichiatrici come mio fratello che ha un disturbo psichico e schizofrenico da quando aveva 17 anni. All’inizio tutto è partito con un tentativo, non molto riuscito, dei miei genitori che parteciparono ad un progetto della Regione Campania che prevedeva borse di lavoro per ragazzi disabili finalizzate a fare i camerieri. Come spesso succede, questi progetti partono bene ma si arenano subito perché gli enti finanziano solo un anno di attività lasciando le famiglie ed i ragazzi nel bel mezzo di un progetto. L’unica cosa che rimase di quell’esperienza furono i soldi, pochi, che i ragazzi ricevettero, circa 2.000 euro a testa. Decidemmo, assieme ai ragazzi stessi, di reinvestire quelle risorse direttamente su di loro e fondammo una cooperativa. Iniziammo a guardarci intorno per cercare un luogo adatto, rivolgendoci a vari enti, abbiamo anche cercato di poter utilizzare beni confiscati alla malavita, ma sinceramente non trovammo una gran risposta. Tutti ci proponevano appartamenti o luoghi lontani e marginali. Invece noi eravamo decisi a trovare un locale fronte strada visibile a tutti. Ho sempre creduto che le persone disabili intellettive, già emarginate e in difficoltà per la loro disabilità, non dovessero essere isolate anche nel lavoro, come se volessimo nascondere agli occhi della società queste persone e la loro disabilità”.

“il vero cambiamento è arrivato con l’avvio della nostra cucina e con i ragazzi che cucinano ogni giorno cibi fantastici. Questo ha avuto un impatto enorme sulla vita di tutti noi e delle nostre famiglie

L’inizio della favola

“All’inizio avevamo la licenza solo come gastronomia o salumeria, un semplice negozio alimentare, ma capimmo subito che non producendo autonomamente i prodotti ma semplicemente rivendendoli non ce l’avremmo fatta ad arrivare a fine mese. La nostra intenzione era quella di rafforzare l’azienda, fare assunzioni e aprirsi ad altri ragazzi. Decidemmo, quindi, di trasformarci in ristorazione senza somministrazione, una
sorta di take-away, non un ristorante vero e proprio ma una gastronomia con dei tavolini.

La svolta

Il vero cambiamento è arrivato con l’avvio della nostra cucina e con i ragazzi che ogni giorno preparavano cibi fantastici. Questo ha avuto un impatto enorme sulla vita di tutti noi e delle famiglie. Il fatto di essere una sorta di ristorante e avere veri problemi, con i clienti che entravano perché volevano comprare i nostri prodotti, che producevamo noi, è stato un evento straordinario. Non potrei quantificare quanto questo abbia impattato sulle famiglie, posso solo dire che siamo passati dal vedere persone che non uscivano di casa per paura e fobie, a giovani uomini e donne che si alzavano e dicevano…” ciao mamma, esco e vado a lavorare”. Se penso, ad esempio, a mio fratello la sua storia è emblematica. La mia famiglia vive nel quartiere del Vomero e per andare al negozio è necessario prendere la funicolare che passa anche in una galleria. Devi immaginarti mio fratello, affetto da psicosi e turbe tra cui anche la claustrofobia. Un uomo che per anni non è uscito di casa, vivendo nell’ansia e nella paura del mondo esterno. Poi è arrivato Sfizzicariello e il solo fatto di dover andare a lavorare, di sentirsi produttivo lo ha reso diverso. Oggi prende regolarmente la funicolare ed ha superato tante paure. Negli anni abbiamo fatto servizi di catering anche nell’area del centro direzionale di Napoli in grattacieli di 30 piani dove il servizio si svolgeva agli ultimi piani e mio fratello ha preso tranquillamente l’ascensore superando di nuovo i suoi limiti. Forse per noi questo può essere un atto scontato ma per mio fratello ha significato un passo enorme che ci ha dato una grande gioia e motivazione. Da quando abbiamo iniziato, nessuno dei nostri lavoratori ha più avuto un trattamento sanitario obbligatorio o delle cadute psicologiche gravi. È una vittoria.

La verità della vita

L’altro giorno è venuto in negozio un ragazzo di 19 anni e ci ha detto…”io sono cresciuto a pane e Sfizzicariello”. Questa frase rappresenta la nostra forza, costruita nelle strade e tra la gente, attraverso l’incontro e la convivenza tra le persone. Questi ragazzi conoscono ed apprezzano i nostri lavoratori, pazienti psichiatrici, da 14 anni, e non hanno paura di quello che ancora qualcuno chiama “o pazzo”. Abbiamo fatto nostre le parole scritte da un paziente psichiatrico nella parete della propria stanza in un manicomio in Sardegna, che poi è una frase di Kurt Cobain: “Voi mi odiate e io per dispetto vi amo tutti”.

Storie Sfizzicarielle

Romina

Mi piace andare allo Sfizzicariello perchè lo trovo un ambiente familiare, dove ho conosciuto brave persone con cui fare anche amicizia, sto imparando molte cose. La prima: ad andare da sola. La seconda: a lavare per terra. La terza: a cucinare. Ma la cosa più importante è quella di non essere giudicata se sbaglio. Mi sento più sicura di prima.

Gianni

Il lavoro allo Sfizzicariello mi ha dato una grande opportunità lavorativa e mi sento a mio agio con i ragazzi. Credo che stare in compagnia mi dia molta soddisfazione.

Nanni

Ho incontrato molte persone che mi vogliono bene ed ho imparato tanto nel negozio. Anche a cucinare come per esempio le melenzane per la parmigiana oppure le zucchine alla scapece ma ho imparato anche a lavorare in gruppo. Per me è importante anche partecipare alle attività di gruppo per conoscere più persone ed anche per esprimere la mia opinione sugli argomenti trattati. Per quanto riguarda la mia vita prima di venire allo Sfizzicariello ho incontrato difficoltà dopo aver lasciato l’università a decidere cosa fare, e lo Sfizzicariello mi ha aiutato a stare più tranquillo, ad avere consapevolezza che so dare una mano anche nel servire i clienti oltre che ad avere incontrato persone simpatiche con cui ho fatto anche esperienza al di fuori del negozio.

Sabrina

Sono ormai 6 anni che vado allo Sfizzicariello e quando ci vado mi sento soddisfatta anche perché ho imparato a fare delle cose che prima non sapevo fare. La mia vita prima era molto diversa, stavo sempre a casa, scendevo pochissimo, avevo pochi amici. Dopo aver conosciuto lo Sfizzicariello la mia vita è cambiata. Esco ho un impegno e ho il gruppo dello Sfizzicariello. Per me lo Sfizzicariello è stata sicuramente una bellissima esperienza.

Davide C.

Per me lavorare allo Sfizzicariello è una cosa bellissima che mi fa sentire che mi sto impegnando nel modo giusto sia nel lavoro che nel rapporto con i miei colleghi che sono anche miei amici. Prima di conoscere lo Sfizzicariello non sapevo cosa avrei fatto a Napoli, non avevo né un lavoro né amici, niente di stabile nella mia vita. Dopo aver conosciuto lo Sfizzicariello è tutto cambiato, ho imparato che c’è sempre speranza e che la cosa importante è sempre il gioco di squadra, siamo tutti una grande famiglia.

Simone

Sono ben 8 anni che vengo allo Sfizzicariello e prima non avevo tanti amici. Poi ho conosciuto lo Sfizzicariello e tutto è cambiato. Esco con amici, cucino che prima non lo facevo. Lo Sfizzicariello mi ha insegnato tanto.

Enrico

Allo Sfizzicariello mi sono sentito molto bene perché ho trovato molta accoglienza e molti amici. Ho imparato un lavoro e a stare in mezzo alle persone e mi sento soddisfatto. Prima dello Sfizzicariello andavo al centro salute mentale dove ci stavano sempre stesse persone e poi non si guadagnava niente perché è solo un posto per curarmi.

Davide D. S.

Non avevo tanti amici e spesso ero da solo. Lo Sfizzicariello mi è piaciuto perché era la prima volta che lavoravo: la signora Lina mi ha insegnato a cucinare ma anche a tenere pulito il negozio e a servire anche i clienti come un signore sempre gentile che mi fa anche i regali a Natale. Mi e piaciuto incontrare nuovi amici come Marco, Enrico, Luigi e Francesco. Con lui abbiamo fatto consegne a casa ai clienti e la spesa al mercato di Monte Santo. È stato un bel periodo. Poi è arrivato il Covid: siamo rimasti tutti a casa, soli e con tanta paura. È stato un periodo molto lungo e tante cose sono cambiate. Spero di continuare ancora di frequentare lo Sfizzicariello per molto tempo.