“In frigo veritas”, Sesto Fiorentino, esperienza di giovani autistici

“Lieve è l’operar se in molti è condiviso”: questo scrisse Omero e questo è ciò che ho visto in via Gramsci a Sesto Fiorentino, città alle porte di Firenze, dove 6 giovani ragazzi autistici assieme a 4 operatori lavorano in grande sintonia e con passione per produrre magneti da frigorifero, cioè calamite e spillette.
Questa è la sede del progetto “In Frigo Veritas”, che vede assieme due importanti cooperative sociali dell’area fiorentina Allenamente e Convoi in collaborazione con la Società della Salute Firenze Nord Ovest.
E’ una di quelle esperienze che ti riconcilia con la società, che ti dà la forza di credere a un cambiamento possibile, a cominciare dalla dignità e dal lavorare assieme senza barriere né pregiudizi contribuendo ognuno per la sua parte e le sue potenzialità al bene comune. I volti dei protagonisti e l’atmosfera che si respirano in questa parte di Toscana ci confermano che siamo nel posto giusto, dove una verità spesso negata trova conferma… ”anche gli autistici possono lavorare”.
Chiedetelo a Barbara, Lorenzo, Ilaria, Fulvio, Duccio e Samuele gli artigiani di “In Frigo Veritas”: “L’idea nasce dalla voglia di voler costruire qualcosa che accompagnasse all’inserimento lavorativo persone autistiche – racconta Adele Carpitelli della cooperativa Sociale Allenamente, coordinatrice del progetto. Il nostro approccio è molto fuori dagli schemi e devo ringraziare quelle che gli inglesi chiamano “sliding doors”, ovvero quegli eventi assolutamente casuali che cambiano la vita delle persone. Nel mio caso tutto inizia al mio rientro in Italia dopo esperienze di studio e lavoro negli Stati Uniti. Stavo frequentando un master in “disability management” all’Università di Firenze ed ho conosciuto Niccolò Della Longa della cooperativa Convoi. Ci siamo intesi subito unendo le nostre competenze. Noi, con Allenamente ci occupiamo da sempre di persone inserite nello spettro autistico, loro di Convoi, sono specializzati in avviamento al lavoro per persone svantaggiate.
Avevamo una voglia matta di lavorare assieme, ma sinceramente non sapevamo cosa fare concretamente o su quale attività concentrare le nostre forze. Questa incertezza è andata avanti per un po’ di tempo: abbiamo studiato, condiviso buone pratiche, verificato varie strade ma l’idea vincente non usciva. Questo fino a quando Maurizio Rossi, il presidente della Convoi, mi invia un video messaggio con una breve ripresa di un signore che in un negozietto di gadgets in una piccola località di mare, era intento a fabbricare nel suo retrobottega calamite da frigo.

“Abbiamo scelto
di affiancare ai ragazzi operatori esperti in autismo, in questo modo li aiutiamo a sentirsi accolti, compresi e a loro agio”

Ricordo ancora l’entusiasmo contagioso di Maurizio che continuava a ripetermi “questa è la strada giusta”.
Ho guardato il video decine di volte e mi sono convinta che quel tipo di attività ci dava possibilità concrete di lavorare su una fascia molto ampia di persone, dal bassissimo livello di funzionamento fino ai ragazzi/e con capacità alte. In questo lavoro, infatti, si intrecciano competenze di vario livello, da quelle meccaniche e ripetitive per arrivare alla grafica, alla ricerca di immagini, alla gestione del magazzino, all’uso del computer, insomma questa idea ci permetteva di abbracciare le tante sfaccettature dello spettro autistico.
Per essere efficaci i progetti devono sempre essere individuali e necessitano di una concezione del lavoro molto diversa, che rispetti i tempi, le pause e le capacità di ogni singola persona. Uno dei segreti del nostro successo è quello di affiancare ai ragazzi non un tutor tradizionale, ma operatori esperti in autismo, in questo modo i ragazzi si sentono molto accolti e a loro agio in quanto vengono compresi e rispettati”.
La verità che sta dentro i magneti è soprattutto quella di rappresentare un’esperienza dove è possibile apprendere metodologie e comportamenti adeguati al lavoro, e dove si possono sperimentare altre strade.
“Non potremo mai assumerli tutti – racconta Adele – ma crediamo che questo possa essere un reale percorso di apprendimento che per alcuni può essere di passaggio per potersi poi spendere in altri ambienti. Assumiamo una persona autistica per ogni laboratorio e inseriamo cinque ragazzi in formazione. Noi ci crediamo”.
Il segreto è nella rete, nelle competenze e nella passione per questo lavoro.
Maurizio Rossi presidente della cooperativa Convoi ci racconta quanto impegno e quanta strada è stata fatta, anche attraverso la burocrazia, per raggiungere questi risultati:
“E’ chiaro che lavorare con i privati ha degli evidenti vantaggi, come ad esempio i tempi di attuazione, la capacità di modificare i progetti ed adattarli alle situazioni, ma è altrettanto evidente che il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche ci garantisce sui temi dell’accessibilità e sull’equità dei servizi.

Per il progetto In Frigo Veritas abbiamo voluto fortemente la collaborazione con i soggetti pubblici e questo ci ha causato alcuni ritardi ma credo che alla fine la loro presenza sia un elemento fondamentale per garantire un accesso a tutti. Abbiamo proposto alla Regione di classificare questo progetto come innovativo e la costituzione di un’equipe specifica che segua e studi il nostro lavoro. In tal modo, se funziona come sta funzionando, può essere preso ad esempio e inserito nelle linee di programmazione regionali. Faccio un esempio che ci aiuta a capire la complessità di questo percorso. La Regione Toscana ha un sistema di finanziamento per l’inserimento lavorativo delle persone disabili che prevede l’erogazione di risorse qualora venga assunto un lavoratore disabile, ma ciò deve avvenire con un contratto di almeno 21 ore, maggiore del 50% del contratto tradizionale. Il nostro percorso, invece, ci insegna che questa rigidità non può reggere per certe tipologie di disabilità. L’incentivo all’assunzione non va legato alle 21 ore, perché a questi livelli di attività molti di questi ragazzi non ci arriveranno mai, e quindi troveranno sempre le porte chiuse. Laddove a livello di territorio si riesce ad avviare una sperimentazione che funziona sarebbe opportuno tradurla in prassi.”
Camilla Sanquirin Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Sesto Fiorentino ha sempre creduto in questo progetto: “abbiamo cercato di capire in che modo “In Frigo Veritas” potesse essere una sperimentazione come integrazione socio/sanitaria. La difficoltà è stata, ed è tutt’oggi, quella di trovare il giusto canale di finanziamento. I fondi destinati agli inserimenti lavorativi così come sono non possono essere utilizzati per vari motivi: in primo luogo perché questi ragazzi non vengono considerati soggetti con capacità lavorative, poi perché il progetto non riguarda solo la disabilità e la socializzazione ma è legato al mondo del lavoro, per questo non può essere considerato un laboratorio o un’attività da centro diurno, infine essendo orientato sull’autismo si colloca nella parte sanitaria e non sociale. Noi, come Società della Salute, lo abbiamo sostenuto e lo faremo anche in futuro ma come si vede la strada è da tracciare.”
L’errore che da sempre compie il sistema è quello di non considerare questi ragazzi persone che possono dare un contributo ma semplicemente assistiti o peggio.