L’appello di Papa Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona

Se c’è qualcuno che non usa, da sempre, mezze parole per metterci di fronte all’emergenza globale dei cambiamenti climatici, quel qualcuno si chiama Papa Francesco. E se i Governi non hanno ancora preso piena coscienza di tutto questo, l’ultima Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona è stata l’occasione per esortare i giovani a non accontentarsi di ambigui compromessi ma a guardare al futuro con ambizione e concretezza. Perché di fronte all’urgenza drammatica di prenderci cura della casa comune, il vecchio Papa intravede nei giovani una nuova generazione di “maestri di speranza” per un profondo cambiamento della visione antropologica alla base dell’economia e della politica. Prendendo spunto dalla sua Enciclica verde e sociale “Laudato sì” del 2015, Francesco ha chiesto ai giovani di farsi carico di quello che purtroppo continua ad essere rinviato, ossia la necessità di ridefinire ciò che chiamiamo progresso ed evoluzione, “perché in nome del progresso si è fatto strada troppo regresso” e le “vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro”. Papa Francesco invita infatti da sempre a vedere la questione in un ‘ottica di “ecologia integrale”, ascoltando la sofferenza del pianeta insieme a quella dei poveri, in una visione di insieme che metta tutti i fenomeni in correlazione, dalle progressive desertificazioni al dramma dei rifugiati e delle migrazioni. Insomma, il Papa ha chiamato i giovani a farsi coraggio e farsi sentire, prendendosi le loro responsabilità per poter gestire la dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale.

Ma come hanno risposto i giovani a questo appello? Lo abbiamo chiesto ad Irene Bizzarri, studentessa al primo anno di ingegneria dopo una maturità con lode, che ha accettato di raccontarci le emozioni che ha vissuto a Lisbona insieme al milione di ragazze e ragazzi provenienti da tutto il mondo.

“il Papa ha chiamato i giovani a farsi coraggio e farsi sentire, prendendosi le loro responsabilità”

Irene Bizzarri

testimonianza

La GMG ’23 a Lisbona è stata un evento straordinario, in cui noi giovani di tutto il mondo abbiamo potuto conoscerci parlando, pregando, ballando e cantando, scambiandoci oggetti senza che ci fossero quei limiti e quei pregiudizi tra Paesi che purtroppo talvolta appartengono alla nostra vita quotidiana.
Vedere un milione di giovani tutti insieme sullo stesso prato, tutti con lo stesso scopo, ha suscitato in noi un’emozione immensa e ha fatto sorgere molte domande interiori… “perché l’uomo, talvolta, preferisce la discriminazione, la disuguaglianza, quando ci sono prove, come questa, di quanto si possa convivere senza problemi, contrasti?”. Papa Francesco si è rivolto a noi incoraggiandoci a non trascurare l’importanza dell’inclusione e di aiutare chi è in difficoltà, come i poveri, i migranti e noi giovani stessi. Abbiamo percepito i suoi discorsi come una guida per affrontare l’adolescenza non tanto a livello personale, quanto a livello sociale e relazionale. Si è soffermato sull’idea che “il prossimo” da aiutare può essere la persona che in quel momento è accanto a noi a sedere, sul non giudicare chi è diverso da noi perché ognuno ha la sua storia, ognuno ha il suo modo di essere e ognuno ha i suoi momenti di difficoltà. Ha sottolineato che l’unica occasione in cui dovremmo guardare dall’alto in basso è per aiutare a rialzarsi chi si è ritirato dalla vita, chi «ha chiuso le porte alla speranza e all’illusione ». Dobbiamo cercare di eliminare nel nostro piccolo le disuguaglianze sociali ed economiche che ci sono nel mondo partendo dai piccoli gesti, perché sono proprio quelli che trasmettono grande gioia; il nostro piccolo è il punto di partenza per diffondere un senso ecologico nei nostri Paesi e superare tutti insieme la crisi ecologica del pianeta.

Dobbiamo provare a tradurre in fatti concreti le tante esortazioni del Papa, ad esempio quando ci invita a respingere il progresso tecnologico che non abbia una forte radice etica e spirituale, oppure riflettendo sui nostri consumi e sul riuso come via privilegiata per il benessere della casa comune. Come ci ha detto il Papa durante la Messa finale, dobbiamo «risplendere, ascoltare e non temere»: perché «siamo amati così come siamo, non come vorremmo essere. Questo è il punto di partenza della JMJ, ma soprattutto il punto di partenza della vita. Ragazzi e ragazze: siamo amati come siamo, senza trucco!». Ci ha invitato a cavalcare le onde dell’amore e della carità, ad essere surfisti dell’amore vero, quello verso il prossimo e a non stare con le mani in mano perché chi ama corre a servire e impegnarsi nel servizio agli altri. E ciò che papa Francesco ci chiede di fare è racchiuso in una delle parole portoghesi più utilizzate: “obrigado/obrigada”. È una parola che non esprime solo gratitudine e che non possiamo equiparare semplicemente al nostro grazie. E’ una parola adatta ai nostri giorni, perchè esprime il desiderio di voler ricambiare il bene, la voglia di volerlo trasmettere e condividere con gli altri.