La storia di Valerio e della dignità ritrovata grazie al lavoro

L’importanza del lavoro viene percepita diversamente all’interno di un carcere, per alcuni addirittura è una novità.
Le parole di Valerio (nome di fantasia) non lasciano spazio all’interpretazione, sono chiare e piene di vissuto: “la maggior parte delle persone che arriva in carcere non ha mai lavorato: deve riorganizzare le proprie giornate, passare il tempo. Non ha senso che una persona che non ha mai lavorato finisca in carcere e continui a non fare nulla. Lavorare in carcere è importante, cambia le persone. Per me è stato così”.
La vita da pasticcere di Valerio inizia nel 2006, in contemporanea con il laboratorio: “avevo 31 anni quando entrai in pasticceria. Prima in cucina, gestita sempre dalla cooperativa Work crossing, e poi ho colto questa opportunità: ero affiancato da un tutor, anche lui detenuto, e maestri pasticceri. Non sapevo nulla di pasticceria. La soddisfazione che provavo quando riuscivo a creare torte, dolci è indescrivibile: mi sentivo un bambino felice. Mani in pasta e lavorare duro. In 14 anni di pasticceria ho passato tutti i settori: dalle basi alle creme, dai panettoni alle colombe, ma la soddisfazione più grande è quando tiravo la sfoglia o preparavo la crema».
Valerio oggi non lavora più in pasticceria, ma in una pizzeria, sempre gestita dalla cooperativa Work crossing, al di fuori del carcere. Gode della condizione di “semilibertà” concessa dai magistrati di sorveglianza grazie alla quale i detenuti possono lavorare all’esterno e rientrare la sera in istituto, per proseguire così il percorso di reinserimento lavorativo applicandosi in quella società nella quale dovranno poi inserirsi una volta scontata la pena.
“Molte persone che lavoravano in carcere con me inizialmente non hanno voluto tanto sacrificarsi: non capivano l’opportunità enorme che ci veniva offerta. Ripensare ai primi tempi in pasticceria, una stanza diventata poi un vero e proprio laboratorio, pieno di professionisti chef, mi emoziona ancora. Le prime buste paga, per qualcuno sconosciute perché abituato a lavorare in nero o non lavorare proprio, le sveglie presto per iniziare a impastare. Momenti che non scorderò”.
Una pasticceria piena di detenuti impegnati e concentrati nel loro lavoro, a volte con discussioni accese, a volte con qualche risata perché la soddisfazione di vedere il risultato del proprio lavoro era ed è tangibile.
“Ci si accorgeva di quanto fosse bello lavorare in pasticceria quando non potevamo andarci perché il laboratorio era chiuso”. Valerio, come molti suoi colleghi pasticceri, è cambiato dal primo stipendio ricevuto e dalla prima pasta sfoglia cucinata. In meglio.

Work crossing: persone, talenti e qualità

Work crossing è una cooperativa sociale di tipo B di Padova, fondata nel 1992 e specializzata nel settore della ristorazione. Core business incentrato su mense universitarie, centri di cottura, ristorazione alberghiera, scolastica e case di riposo.
La cooperativa ha circa 300 dipendenti. Gli obiettivi? In primo luogo, la creazione di opportunità di lavoro per persone svantaggiate, detenute o con disabilità psico-fisica, in secondo luogo lo sviluppo delle proprie attività per privati, amministrazioni pubbliche, realtà comunitarie e aziende.
A Padova gestisce il ristorante-pizzeria ADALTA, il ristorante AQuattro presso il Crowne Plaza, una mensa universitaria convenzionata con ESU di Padova. Svolge invece ristorazione collettiva attraverso la gestione in loco o veicolata presso scuole, aziende, case di riposo ed istituti. Nel 2006 ha creato, e negli anni sempre più ampliato, la Pasticceria Giotto, una pluripremiata attività con laboratorio interno al carcere Due Palazzi.