La storia di Elena Favilli, l’autrice di un libro tradotto in 50 lingue

La Pieve di Gropina è monumento nazionale, una delle meraviglie toscane. Siamo a Loro Ciuffenna, sulla storica Setteponti, la strada che nei millenni è stata calpestata da mercanti, soldati, pellegrini e, oggi, prevalentemente da turisti. La strada che unisce Roma alle città del Nord, fino a quella che fu la Gallia. È accanto a questa superba testimonianza architettonica della cristianità che nasce Elena Favilli. La sua casa si affaccia proprio sulla piccola piazza di pietre, molte delle quali scolpite dal nonno e dallo zio scalpellini, Giuseppe e Ruggero. Da lassù, Elena apre le persiane e sembra possa toccare il campanile della pieve romanica, con la sua imperfetta facciata. Il borgo è piccolo, poche case, pochi abitanti e soprattutto anziani, le zie Favilli su tutti.
Fin da piccola Elena scorrazzava e si rifugiava tra quelle stradine, come le accade anche adesso quando, rientrando dagli Usa, le è possibile un po’ di riposo. Racconta di essere stata una bambina piuttosto solitaria e timida, poco ribelle. Dopo la scuola e i compiti a casa andava a camminare sui vigneti circostanti con il suo cane Nerone. Qualche volta tornava al paese dove giocavano le sue amiche e i suoi amici. Era brava a scuola, brava molto, anche dopo le medie, quando raggiunse il Liceo linguistico a San Giovanni Valdarno. Nonostante i sussulti degli studenti riempissero le piazze, anche ai tempi della sua frequentazione scolastica, Elena, pur sensibile ai temi sociali e politici, era diligente, ordinata e studiosa. Ed era anche legata in modo profondo alle radici della sua famiglia. “Pinocchio” e “Pattini d’argento”, assieme all’amore per lo studio, l’arte, la scienza, i viaggi e l’indipendenza professionale, furono tra le prime letture suggerite o passatele dalla mamma Lucia. L’attrazione per i boschi, gli animali e la natura, assieme alla passione per il proprio lavoro, l’attenzione per gli altri e soprattutto per i più deboli, le sono stati invece trasmessi da Angelo, il babbo. Insomma, se pensavate che l’autrice del best sellers mondiale “Storie della buonanotte per bambine ribelli” avesse avuto una adolescenza controcorrente, magari alternativa e contestatrice, vi sbagliate alla grande.

L’autrice del libro tradotto ormai in oltre 50 lingue, ultimo accordo anche con il mercato arabo, e che ha fatto innamorare e sognare milioni di bambine e bambini, dalla Lapponia al profondo sud del Messico, era semplicemente una bambina prodigio. La comunicazione, il giornalismo e l’editoria sono le passioni che hanno trovato alimento all’Università di Bologna dove si iscrisse e dove si laureò in Semiotica.
“Da studentessa partecipai al successo della campagna elettorale di Sergio Cofferati. Da quella esperienza impari la vertigine del dare al proprio lavoro, qualunque esso sia, una dimensione politica, in grado di creare valore per la collettività, oltre che per l’individuo”.
Lasciato Cofferati a governare Bologna, forse non troppo benissimo, volò con una borsa di studio in California, all’Università di Berkeley. Sì, la mitica università dove è nato tutto il movimento pacifista, musicale e hippie della storia occidentale. In quella scuola ebbe modo di approfondire le sue materie di studio, senza sfuggire alle sollecitazioni che proprio da quella parte dell’America arrivavano, soprattutto dalla vicinissima Silicon Valley. Fu grazie a questo che le sue ricerche ebbero la possibilità di compararsi con la realtà produttiva e di elaborazione digitale e tecnologica. Dopo la laurea si aprirono molte possibilità di lavoro. Giornali digitali come il Post, riviste come Colours e, infine, La Repubblica a Firenze, prima di riprendere il viaggio negli Usa a RAI International di New York.
“Ero spessissimo l’unica donna in redazioni di soli uomini. Per i miei colleghi ero troppo ambiziosa, o troppo riservata. Le mie opinioni sembravano contare così poco che chiunque mi interrompeva senza farsi problemi. La mia dedizione al lavoro veniva continuamente messa in discussione. Iniziai a pensare che l’università fosse stata una specie di miraggio, e che nel mondo reale il posto che mi spettava fosse molto più angusto di quello che avevo immaginato”.

Quello fu un momento complicato per Elena, ma l’Università di Bologna tornò ad aiutarla. La sua tesi di laurea era stata selezionata da Working Capital, un concorso di Telecom Italia e fu premiata con 20mila euro per realizzare il progetto di una applicazione per iPad che contenesse un magazine per piccole e piccoli utenti. Nacque “Timbuktu”, che fu riconosciuta dai giornali di tutto il mondo come la prima rivista su iPad per bambini. L’enorme e inaspettato successo spinse Elena a trasferirsi in California e strutturare in quella terra le basi per la sua nuova attività. Da quel momento, le cose iniziarono ad andare molto in fretta. Tornò a San Francisco, incontrò amici e collaboratori che l’aiutarono ad aprire una società, vinse concorsi e realizzò progetti start up. Con essi arrivarono anche i primi investitori. La rivista on line cresceva come le attività imprenditoriali ed editoriali di Elena e della sua community.
Qualcosa di molto importante però, doveva ancora accadere. Era la primavera del 2016 quando, assieme alla sua squadra di lavoro e di attacco, Elena lanciò una brillante campagna crowdfunding per un nuovo progetto editoriale: favole per bambini che non narrassero di principi azzurri e di belle addormentate, ma di donne in carne ossa che, con la loro storia e la loro intelligenza, avevano segnato e ribaltato la storia. In pochi mesi l’originale proposta raccolse più di due milioni di dollari, per raccontare alle bambine le storie di cento donne influenti come Rita Levi Montalcini, Michelle Obama, Serena Williams o la mitica Alfonsina Strada. Una pagina per raccontare in modo semplice e diretto l’imperdibile storia di protagoniste al femminile e, accanto, l’illustrazione di ogni donna, ognuna raccontata e realizzata da diverse disegnatrici di grande talento. Nelle pagine scorrono attiviste per i diritti, scienziate, sportive, artiste… donne esempio di coerenza, impegno e valore. Un vero e proprio messaggio positivo che accompagni i sogni coraggiosi delle bambine del nostro tempo. Dalla già brillante impresa “Timbuktu” nasce così “Rebel Girls”, che diventerà un vero e proprio impero editoriale con le sue sedi principali a New York e Los Angeles e con gli oltre otto milioni di copie vendute dei suoi cinque volumi sempre dedicati alle bambine ribelli, alle loro mamme, e pure alle nonne. Ma spopolano anche podcast, convegni, mostre, programmi tv e radiofonici. Si moltiplicano riconoscimenti, onorificenze e premi su premi, compreso il prestigioso Apple Design Award e quattro Webby Awardper. Oggi Elena, dopo le esperienze a San Francisco e Los Angeles, vive a New York.

“Il mondo che vi aspetta è ancora molto lontano dall’uguaglianza che si sperimenta nelle aule dell’Università e avrete bisogno di molta più forza,
di molto più coraggio, di molta più tenacia dei vostri compagni maschi per riuscire a realizzare i vostri sogni.
Non lasciatevi spaventare da nessuno e rivendicate sempre il diritto alla vostra diversità. Diventerete invincibili”.

Il Virgolettato è tratto dall’intervento che, nel giugno del 2015, Elena Favilli tenne in Piazza Maggiore, alle cerimonie per il primo raduno mondiale dei laureati alla Università di Bologna. Il suo discorso compare tra altri autorevoli interventi di brillanti studenti della storica università come Massimo Cacciari, Romano Prodi, Francesco Guccini.

Il progetto Rebel Girls cresce, molti i giovani a lavorarci, prevalentemente donne, molte le sedi operative della società. Ma il cuore resta in quella cameretta a Gropina, dove appena può torna per riordinare le idee, stare con i parenti e gli amici dell’infanzia. Ma niente cena: ogni sera, dalle 20, si collega in call con i suoi collaboratori americani. E così, tra i libri delle favole della sua mamma e le foto con Rui Costa e Battistuta fatte dal babbo quando andavano a tifare allo stadio Fiorentina, si elaborano nuovi progetti e più ampie collaborazioni. In fondo, tutto è partito da qua e la sua prima rebel girl, l’astrofisica fiorentina Margherita Hack, è nata proprio sotto i cieli stellati di Gropina. Ed è da qua che ha preso avvio il suo percorso, lento e personale, che l’ha accompagnata, passando dall’università alle prime esperienze di lavoro, a comprendere quanto occorresse lavorare, impegnarsi per offrire opportunità di crescita civile e politica, a partire dall’infanzia, contro le discriminazioni di genere. Vivere in prima persona la discriminazione aiuta a crescere, ma è sofferenza. Molto meglio e doveroso, se possibile, offrire opportunità di crescita senza doverla subire sulla propria pelle. La favola probabilmente ha questa forza. È semplice, diretta e coinvolgente, anche rivoluzionaria. La possibilità di parlare a tutti senza distinzioni di lingua, religione o censo. Forse sta tutta qua la formula del successo di Elena, aver saputo fondere in modo intelligente e contemporaneo la potenza della rete e della tecnologia con la semplicità comunicativa delle fiabe, intrecciandole con il rispetto dei diritti e delle diversità delle persone tutte. Nei suoi ultimi viaggi a Gropina, Elena sta lavorando anche a un progetto che ha radici conficcate proprio nella sua terra. Vorrebbe che, accanto alla bellissima Pieve romanica, nascesse un laboratorio, un luogo dove poter sperimentare, portare avanti con altri scrittori e artisti il suo progetto culturale, editoriale e umano. I lavori della struttura vanno avanti, assieme a quelli delle idee.
Insomma, Elena Favilli ci ricorda, che c’è ancora molto da fare… e da ribellarsi.

In Iran clandestino, in Turchia vietato

Il libro di Favilli è già stato comunque tradotto in arabo

Oggi i giovani temono il futuro, la possibilità di realizzarsi, sono impauriti, si chiudono e si isolano nelle loro camerette con i loro smartphone. Che dirgli?

“Bisogna educare alla complessità, senza negare gli ostacoli del mondo in cui viviamo. È importante che i giovani non si sentano schiacciati dalla responsabilità di problemi enormi che di fatto hanno ereditato dalle vecchie generazioni, ma che sentano di avere la possibilità di essere alla guida di un rinnovamento globale. Il mio ultimo libro, “Storie della buonanotte per bambine ribelli – 100 ragazze di oggi per il mondo di domani”, cerca di fare proprio questo: dare fiducia raccontando storie di giovanissime che stanno ridefinendo i confini del possibile e costruendo il mondo di domani, come l’ambientalista Greta Thunberg”.

Le storie che racconti hanno avuto un grande successo anche tra gli adulti, ma quando scrivi a chi ti rivolgi?

“Non si tratta solo di parlare alle bambine di empowerment, si tratta di educare i genitori e le famiglie a un nuovo linguaggio e a una nuova narrazione. Le ricerche ci dicono che già a sei anni le femmine si sentono meno capaci dei maschi, quindi significa che il condizionamento di genere inizia ad agire prestissimo, prima ancora che arrivino alla scuola elementare. La cameretta blu per i maschi e quella rosa per le femmine, che ancora così tanti genitori continuano a predisporre mesi prima della nascita, è un esempio classico di un condizionamento di genere che andrà ad agire da subito, piantando il seme di una differenza che nel tempo pesa a sfavore delle bambine. Non è mai troppo presto per cominciare a parlare di uguaglianza di genere e a proporre modelli di riferimento diversi”.

Sono in Iran adesso le bambine ribelli?

“Abbiamo da poco firmato un accordo per la pubblicazione del primo libro in arabo, con un editore a Dubai. Dubito che il libro troverà canali di distribuzione ufficiali in Iran, dove però per fortuna una versione pirata del primo volume delle bambine ribelli circola già dal 2018! Era stata tradotta da uno scrittore indipendente che era riuscito a stamparne alcune prime copie. È bellissimo che un libro per bambini sia diventato un simbolo di libertà così importante. In Turchia il governo di Erdogan lo ha ufficialmente bandito nel 2019”.

Una versione pirata del primo volume è stata tradotta nel 2018 da uno scrittore indipendente iraniano.
È bellissimo che un libro per bambini sia diventato
un simbolo di libertà così importante.

Vivi in America. Come vivono le donne, nelle periferie le nuove restrizioni sul tema come il diritto all’aborto?

“Gli Stati Uniti vivono uno dei momenti più difficili della loro storia moderna, la popolazione non è mai stata così divisa e arroccata su poli opposti. C’è per la prima volta paura di una nuova guerra civile, soprattutto alla luce degli eventi del 6 gennaio 2021 alla Casa Bianca”.

I tuoi libri hanno scardinato il modello di narrazione di un tempo. Il digitale, i podcast possono aprire ulteriori nuove frontiere, opportunità?

“Il primo libro delle Bambine Ribelli ha di fatto aperto un varco nell’editoria globale, portando alla ribalta i libri su women non-fiction. All’improvviso tutti si sono accorti di un buco enorme nel mercato, che era stato trascurato per molto tempo, e che nascondeva un bisogno profondo di storie nuove, soprattutto da parte dei giovani lettori. Gli scaffali delle librerie di tutto il mondo hanno iniziato a riempirsi di libri per bambini dedicati a donne che hanno fatto la storia, nei formati più diversi. E anche il mondo digitale, sia nella radio che nella TV, sta cambiando molto”.